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La dott.ssa Toto ha conseguito la laurea in psicologia clinica ed è specializzata in psicoterapia cognitivo-comportamentale con lode, i...
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Come spiegare la morte ai bambini
Come spiegare la morte ai bambini

Come spiegare la morte ai bambini

Sembra strano ma a volte anche ai bambini può spezzarsi il cuore.
Certo, ci si augura che non capiti mai, i bambini sono “i piccoli della specie”, indifesi, fragili e gli adulti hanno il dovere di proteggerli da ogni pericolo e da ogni male.
Purtroppo la vita non sempre va come dovrebbe e a qualche piccolo tocca subire il dolore più grande: perdere chi aveva la missione di proteggerlo.

La terribile verità che deve affrontare un bambino che perde un genitore è che non avrà possibilità di condivisione. Non potrà dire: “Mamma, guarda questo gioco”, “Mamma, vieni a vedere!”, “Mamma, facciamo un disegno insieme”. No.
Un castello di sabbia, delle perline infilate in una collana, un bel disegno colorato, un film abbracciati sul divano, perdono la loro magia quando non possono essere condivisi e apprezzati con la persona che si ama.

La perdita di una madre o di un padre scatena sentimenti molto forti che vanno dalla disperazione all’impotenza, dalla rabbia alla paura, passando per il senso di vuoto.
Questi sentimenti, spesso, non possono essere espressi con il linguaggio ma passano attraverso comportamenti atipici, regressioni, sintomi emotivi di vario tipo, che segnalano la presenza di un dolore o di un conflitto non elaborato.

Perché si soffre così tanto?
Per dare una risposta sintetica ma esauriente bisogna scomodare non solo la psicologia dell’attaccamento ma anche la biochimica dell’amore (e della perdita).
Quando si è coinvolti in un legame intimo e profondo, vengono rilasciate importanti sostanze chimiche come l’ossitocina e gli oppiacei, che donano al legame una incantevole sensazione di calore, tenerezza, gioia, ci si sente espansivi, molto amati, potenti.
Quando un bambino perde una persona amata, tali sostanze chimiche calano drasticamente e lasciano spazio agli ormoni dello stress: un vero inferno ormonale. Il bambino subisce un improvviso calo di oppiacei che può attivare un innalzamento del livello di acetilcolina nella parte superiore del cervello, che provoca stati di rabbia e aggressività.
Per questo motivo è importante che ci sia una figura di riferimento che possa consolarlo così da neutralizzare l’alto livello di acetilcolina e attivare un nuovo rilascio di oppiacei, prima che la rabbia e abitudini aggressive diventino un tratto di personalità permanente.

Data la difficoltà di un gestione di un bambino che subisce una perdita così grave, a volte il genitore in vita, con le migliori intenzioni ottiene un effetto negativo.

Cosa fare con un bambino che sta subendo o ha subito una perdita?

1. Non sentire di doverlo proteggere dalla morte del genitore.
Nascondergli che il genitore sta morendo significa togliergli la possibilità di dirgli tutto ciò che ha bisogno di dire. Le ultime conversazioni ricche di dolore e di amore sono molto importanti per l’elaborazione del lutto e saranno un ricordo indelebile che aiuterà il bambino ad attraversare il dolore e andare avanti.

2. Non proteggerlo dal dolore.
Evitare di parlargli della persona che è morta non protegge il bambino dalla sofferenza e non favorisce l’elaborazione. Anzi, blocca il dolore come un fermo immagine. Non viene vissuto né gli viene consentito di andar via. Allora piccoli accorgimenti come lasciare le fotografie ben visibili in casa, ricordare insieme a lui, rappresentano un buon modo per evitare che il bambino neghi l’accaduto. A volte gli adulti hanno paura di piangere, eppure, un bambino che vede un genitore piangere è un ottimo modello di come il dolore possa essere espresso e poi superato.
Ovviamente si parla del pianto “congruo” alla situazione contingente, e non del modo di fare petulante e lamentoso di chi non riesce a superare in modo sano il lutto.

3. E il funerale?
Il funerale è un rito di chiusura fondamentale, privare il bambino dell’ultimo saluto è una follia. Il bambino ha bisogno di piangere, com’è naturale fare quando si perde qualcuno che si ama, e vedere gli altri piangere intorno a lui, servirà a normalizzare il suo dolore.
Inoltre, se il bambino non vede il corpo senza vita, è portato a credere che il genitore sia andato via e quindi percepirà la morte più come un abbandono che come morte.

3. Tollerare eventuali regressioni
Potrebbe capitare che il bambino cominci a soffrire di enuresi notturna, difficoltà di linguaggio o che mostri un attaccamento morboso a una figura familiare. La regressione è in preventivo. È importante non punire questi comportamenti perché regredire significa tornare ad essere dipendente e questo processo, a seguito di un lutto, potrebbe essere un modo per riappropriarsi della fiducia delle relazioni umane per poi avviarsi verso l’indipendenza.

4. Per sentirsi normali, i bambini hanno bisogno di sapere che il dolore della perdita è normale.
Hanno bisogno di sapere che il dolore è una fase e che passerà, paradossalmente, soffrendo.

A volte il bambino può provare rabbia per la persona che non c’è più, paura o senso di colpa. La rabbia per il pensare “Io mi fidavo di te e te ne sei andata”, potrebbe alimentare un senso di vendetta e spostarsi sui vivi. A volte si presenta il senso di colpa: si crede che se si fosse fatto qualcosa, l’altro sarebbe ancora vivo. Altre volte prevale la forte paura di subire perdite future.
Questi sentimenti sono leciti, bisogna solo che gli adulti imparino a gestirli.

E poi, bisogna trovare oltre alle parole del dolore, anche un linguaggio per l’amore. Non parlare di chi non c’è più impoverisce emotivamente.
Aiutare il bambino a raccontare come si sentiva quando amava ed era amato dalla persona scomparsa.
Così come il dolore deve essere espresso, anche l’amore deve essere ricordato.
Ogni persona lascia un tesoro nel cuore di chi resta che va ricordato, nutrito.


Quando le cose si fanno complicate, non bisogna esitare a chiedere l’aiuto di uno specialista. Lo si può dire al bambino con parole molto semplici e portando esempi banali del quotidiano: così come quando viene il dolore alla schiena si va dal dottore, quando si prova un dolore che appartiene ai sentimenti non ci sono farmaci ma la migliore cura è parlarne con qualcuno di cui ci si fidi e se si trova il coraggio, piangere insieme a questa persona.

Soffriamo un lutto più profondo quando perdiamo le persone che ci hanno aiutato a fiorire. Panksepp. 

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